a composed portrait
for chamber orchestra & 4 singers
Commissioned by:
Festival International d’art Lyrique d’Aix-en-Provence,
Fondazione Nuovo Teatro Comunale di Bolzano
1st prize at the “Festival International d’art lyrique” international competition,
Aix-en-Provence, 1999
First performance: Bolzano, Stadttheater, 26.4.2003
Director: Yoshi Oida
Set design & video: Tom Schenk
Text: Vito Calabretta
Perfomers: Michael Bennett, Alda Caiello
Icarus Ensemble, cond. Pierre-André Valade
Publisher: Ed. Suvini Zerboni
video
“Alex Brücke Langer”
Documentary produced by History Lab, 2013
“Alex Brücke Langer”
Oper@4u
Documentary produced by Fondazione Teatro Comunale, Bolzano/
Stiftung Stadttheater und Konzerthaus, Bozen, 2009
Performance notes
Duration: 1h
Instruments
1.1.1.1./1.1.1.0./perc/el. guitar/el. bass/pf/synth/strings (1.1.1.1.1.)
Programme notes
ALEX BRÜCKE LANGER
a composed portrait
per orchestra da camera e 4 cantanti/attori
(2002-03)
“Non esiste un oggetto in quanto tale, ma come l’oggetto in sè appare a noi”.
(E. Husserl)
“Alex Brücke Langer” è dedicato al pensiero di Alexander Langer, scomparso a Firenze nel 1995.
Diverse sono le motivazioni che hanno fatto nascere e crescere “A.B.L.”: alcune politiche, altre artistiche, altre ancora più semplicemente esistenziali.
Il pudore e l’empatia.
La vicenda di Alex Langer suscita pudore, rabbia, a volte suggerisce silenzio.
Il suo pensiero, sebbene inserito in un percorso trasparente, è ricco e complesso.
Tutto ciò che in “A.B.L.” è recitato, suonato, gridato o sussurrato, dunque non ha affatto la pretesa della lettura oggettiva. La lettura, o meglio, l’interpretazione nasce semmai da un gesto spontaneo, biologico, scaturito dall’empatia con gli scritti di Langer, con i suoi atti pubblici, con il suo modo di sentire il mondo.
D’altronde l’esperienza dell’empatia prevede che l’oggetto del nostro sguardo non esista in quanto tale, ma in quanto oggetto dello sguardo stesso.
L’empatia si pone a servizio dell’interpretazione. E comprende necessariamente il concetto di pudore, di rispetto per l’oggetto di relazione.
Pudore e empatia sono i sentimenti che più mi hanno accompagnato lungo tutta la fase di creazione di “A.B.L.”, durata più di due anni.
Il messaggio politico.
“A.B.L.” è innanzitutto un gesto politico, un po’ irriverente, che nulla ha a che vedere con la politica così come oggi è largamente praticata.
Un gesto che seguendo quella lettura personale del pensiero di Langer, traduce in suoni, scene e parole i sentimenti dell’idealità, della filantropia, della fede nello spirito critico. Che individua nell’ipocrisia, nel servilismo diffuso, nel processo di normalizzazione delle menti, ormai non più attuale ma già attuato, i bersagli di una nuova rivoluzione culturale non violenta. Essa ha come obbiettivo ultimo la sconfitta dell’omologazione, delle ingiustizie perpetrate dai ‘grandi’ sui ‘piccoli’ (così come Langer stesso definiva coloro che non hanno voce di rappresentanza), ed è spinta dalla profezia di un ordine delle cose diverso e possibile.
In termini positivi, “A.B.L.” è un invito a pensare con la propria testa. Così come, a qualche anno di distanza, ci sembra che Alexander Langer abbia fatto, fino in fondo.
Non un eroe massmediologico.
La figura contemporanea dell’eroe è un falso paradigma, uno schema commerciale inventato dalla massmediologia, utile alla normalizzazione. Lasciamo l’eroe odierno a quei giornalisti arruolati dalla normalizzazione, che hanno appreso come trasformare in merce qualunque battito d’ali.
Il paradigma del martire invece appare più verosimile e tristemente attuale. Non certo un martire da beatificare per le stigmate. Semmai più simile ad alcuni personaggi dei film di Lars von Trier, vittime di dinamiche sociali troppo distanti dalla loro visione del mondo.
Qui però, interpretando la vicenda di Langer, appare un elemento più importante e assente in quei film: un sistema di pensiero che fa da motore dell’esistenza; esso si impegna in una battaglia che sfrutta la politica come parte di un progetto culturale più vasto. Quella battaglia contro l’omologazione delle menti, a favore di una generalizzata autonomia di pensiero, obbiettivi, come detto, di una possibile rivoluzione culturale e dunque anche politica.
Le ragioni artistiche.
“A.B.L.” è uno spettacolo in cui musica, testo, scena e video sono elementi difficilmente scindibili.
Sul palco non è rappresentata una storia, ma tante scene che viaggiano attraverso il pensiero di Langer. Questo viaggio ideale e la sua rappresentazione colgono gli aspetti più intensi di quel pensiero.
D’altronde, non c’è ragione di vivere un’esperienza estetica se essa non porti con sé le ferite dell’intensità.
E la scelta del tema di questa rappresentazione nasce proprio dal fervore della storia langeriana.
E’ per questo che la musica segue le esigenze della scena e del testo, dettata dal desiderio di una coincidenza fra idee, sentimenti (rabbia e pudore), suoni, immagini.
Ed è perciò che in “A.B.L.” non ho solo sviluppato la mia usuale ricerca musicale, componendo invece brani di generi diversi.
Per una scena che tratta e mostra l’arroganza, la volgarità, la goffaggine del potere politico, ad esempio, ho tessuto un patchwork di molti estratti dall’opera italiana del ‘700 e ‘800 (Verdi, Mozart) realizzando così un brano d’opera vero e proprio, composto però da tanti ritagli. In questo caso, il genere operistico diventa utile a mostrare una faccia del potere, attraverso una musica resa ridicola, un pò stupida.
“A.B.L.” coinvolge lo spettatore in un mondo, anzi, più precisamente in un’interpretazione del mondo di Langer.
“A.B.L.” prende le distanze dallo spirito del Mercato, o da quello dell’Accademia operistica tradizionale, due espressioni di uno stesso processo omologativo.
Nè con l’Accademia, nè con il Mercato, dunque, perchè presso di essi non abita l’intensità.
E non ci sarebbe ragione di vivere questa esperienza musicale se essa non portasse con sè le ferite del fervore.
giovanni verrando, © 2003