“Personally, for my conceptions, I need an entirely new medium of expression; a sound-producing machine (not a sound-reproducing one). Today it is possible to build such a machine with only a certain amount of added research”.
Edgard Varèse (1939)
La concezione degli strumenti musicali, l’immagine sonora di chi ne elabora la fattura e il suono finale comprendono il modo con il quale essi debbano essere materialmente ascoltati. A volte il contesto d’ascolto è implicito (l’orchestra, per esempio, si esibisce quasi sempre in luoghi ad essa preposti), altre volte il contesto è suggerito dal brano stesso. La musica da camera, per citare un altro comune modello d’ascolto, differisce da quella sinfonica anche per la cornice alla quale è destinata, per quanto le stagioni musicali tendano a metterle in scena in ambienti comuni. Inoltre, operando oggi su mezzi musicali talvolta nuovi o esplorati solo in parte, si compone il suono elaborandolo direttamente sullo strumento per poi definirlo sulla partitura, si immagina il suono in un contesto d’ascolto privilegiato e, se necessario, lo si abbina ad un sistema tecnico specifico.
Con l’evolvere della liuteria, con la presenza dell’amplificazione, questi temi acquistano ancor più importanza e lo strumento musicale mostra esplicitamente la sua natura di apparato: esso non coincide più con il solo oggetto d’artigianato che conosciamo in quanto tale (il violino, il flauto e i loro pari), ma comprende un impianto più complesso, costituito da ogni dispositivo necessario alla trasmissione e ricezione dei suoni prodotti. Un segmento del repertorio del secondo ‘900 e d’inizio XXI secolo ci ha per esempio introdotto alle proprietà dell’amplificazione, integratesi a poco a poco nel dominio della musica scritta. Sappiamo che l’amplificazione consente un’azione quasi diretta sui volumi di suono, spostando gli ordinari equilibri degli ensemble, che essa valorizza le micro-proprietà spettrali, rendendole più disponibili per la composizione, che essa ancora crea le condizioni per agire sulla prospettiva del suono.
Gli strumenti, così evoluti o amplificati, rivelano dunque la propria natura di dispositivi. Ciò che in partitura, per necessità di sintesi, talvolta battezzo “violino”, coincide in realtà con un sistema composto da più parti, tutte necessarie: per esempio, in Krummholz si tratta di un violino con le corde intonate secondo specifica scordatura, di un guanto con ditali da cucito, di un microfono in miniatura e del connesso sistema di amplificazione. Tutto questo è strumento.
L’evoluzione della liuteria è strettamente correlata alla nozione di sistema complesso, di apparato, e sostituisce quella di “strumento semplice”. L’opera di ricerca sugli apparati consente lo sviluppo di un immaginario musicale altrimenti vincolato dall’idea di “strumento semplice”. Tale ricerca introduce modi, contenuti tecnici, parametri e criteri che ampliano le possibilità espressive, lasciando più spazio ad una decisa e competente messa in scena della propria identità musicale.
© 2016, giovanni verrando
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senza famiglia – lutherie & composition